Ogni cucciolo di mammifero, quando nasce, ha bisogno di cure parentali che lo aiutino a sopravvivere per i primi mesi della sua vita, e soprattutto di un’alimentazione adeguata ai suoi fabbisogni ed alle sue capacità digestive. Con il termine svezzamento spesso si intende solamente il passaggio graduale nell’alimentazione del neonato dal latte materno al cibo solido. In realtà lo svezzamento è un po’ più di questo: in questo periodo infatti i cuccioli iniziano anche il progressivo distacco dalla madre, che li porterà gradualmente a conoscere l’ambiente che li circonda e ad entrarvi come individui.
Questo cambiamento quindi non è limitato solo al cibo, ma coinvolge numerosi stimoli fisici e psichici che trovano una loro spiegazione sia nella domesticazione del cane che nei comportamenti primordiali ereditati dal lupo…
Unici antenati ormai scientificamente riconosciuti del cane(1) (2), i lupi sono animali che hanno ancora molto in comune con i quattro zampe che popolano le nostre case. Conoscerne le caratteristiche comportamentali principali, integrarle con le nostre conoscenze sul mondo canino ed applicarle al nostro lavoro significa creare un background grazie al quale la nostra comprensione dell’etologia canina potrà consentire una convivenza sempre migliore ed efficace.
All’interno del branco solo una coppia ha il permesso di riprodursi, generalmente il maschio e la femmina alfa. Questo, nelle leggi della natura, è l’esemplificazione più chiara del concetto che solo il patrimonio genetico dei più forti ha il diritto di venire tramandato di generazione in generazione, consentendo la sopravvivenza del clan. La gestione dei cuccioli è affidata principalmente alla madre, che solitamente allontana chiunque si avvicini alla tana. Tuttavia può consentire ad altre femmine di avvicinarsi ai cuccioli, ad esempio quando la cucciolata è numerosa e non riesce a produrre tutto il latte necessario oppure in caso di malattia o ovviamente di morte. In queste situazioni le altre lupe, che sono generalmente le sorelle o le figlie della femmina alfa, iniziano a produrre loro stesse del latte per nutrire i cuccioli, senza fenomeni di rivalità o tentativi di uccisione dei piccoli, come invece può accadere in altre specie animali: il branco e il suo patrimonio genetico sono la cosa più importante. Da questo comportamento deriva inoltre il fenomeno della pseudogravidanza delle cagne, che a distanza di due mesi dall’estro iniziano a manifestare gli atteggiamenti tipici del parto e della successiva lattazione (ricerca di un luogo dove far nascere i cuccioli, attaccamento verso pupazzi e giocattoli, eventuale produzione di latte, …), espedienti che in natura servirebbero alle zie-balie per assicurare la sopravvivenza dei cuccioli.
Questo comportamento è dovuto principalmente alla secrezione della prolattina (3), l’ormone che nei mammiferi è responsabile in primo luogo della lattazione; nel branco l’induzione delle cure parentali, che in un secondo momento coinvolgono tutti gli adulti, è dovuta a questa sostanza. Nelle femmine adulte essa stimolerà la secrezione del latte e delle cure primarie, nei maschi adulti la ricerca di carne da portare alla neo mamma e ai cuccioli per lo svezzamento nonché l’accentuata aggressività verso tutti gli eventuali pericoli che potrebbero minacciarne la sopravvivenza.
Alla nascita i cuccioli di lupo sono ciechi e sordi, incapaci di controllare anche le funzioni biologiche più elementari come il mantenimento della temperatura corporea, esattamente come i piccoli di tutti gli altri mammiferi. Hanno bisogno di calore, di crescere e di difendersi dai possibili agenti patogeni dell’ambiente in cui vivono. Per questo necessitano di un cibo particolarmente ricco di nutrienti, che li aiuti nel delicato processo di accrescimento e fornisca loro le difese passive come gli anticorpi materni, fondamentali fino a quando non saranno in grado di produrne da soli. Il colostro prima ed il latte poi sono i soli alimenti in grado di sopperire a questi fabbisogni, ed è importante considerare come queste due secrezioni materne siano diverse da specie a specie e soprattutto calibrate sui fabbisogni dei cuccioli che devono nutrire:
Latte di lupa(4) | Latte di cagna(5) | Latte di vacca(6) | |
ENERGIA (Kcal/100ml) |
76,5% | 77,3% | 87,2% |
UMIDITÀ | 144 | 146 | 73 |
SOSTANZA SECCA | 23,5% | 22,7% | 12,8% |
PROTEINE | 12,4% | 7,53% | 3,5% |
GRASSI | 6,6% | 9,47% | 3,7% |
CENERI (SALI MINERALI) |
1,35% | 1,2%* | 0,71% |
LATTOSIO | 2,95% | 3,81%** | 4,9% |
* dato ottenuto da altri studi
** dato comprensivo di tutti gli zuccheri presenti. Il tenore effettivo di lattosio è quindi inferiore (circa 2,9%)
Proprio per questo motivo, nel caso in cui debba essere somministrato del latte diverso da quello della fattrice, è fondamentale ricercare un prodotto che sia il più possibile compatibile con quello fornito naturalmente dalla madre, che incontri i fabbisogni specifici dei cuccioli. Come si può notare dalla tabella il latte vaccino non è indicato per svolgere questo delicato compito: il tenore troppo elevato in lattosio, il dimezzato valore energetico totale e soprattutto i bassi livelli di proteine e grassi non sono adatti per alimentare i cuccioli di cani e lupi. L’elevata diluizione infatti non consentirebbe ai cuccioli di ricevere i nutrienti in concentrazioni adatte alla loro crescita (in soli 9 giorni devono raddoppiare il peso che hanno alla nascita!). Al tempo stesso l’arricchimento con tuorlo d’uovo o panna, come spesso viene fatto, potrebbe rischiare di non essere comunque adeguatamente calibrato per coprire i fabbisogni dei cuccioli, sia in difetto che in eccesso, e non eviterebbe in ogni caso l’eccesso di lattosio presente nel latte vaccino.
Durante i primi giorni di vita i lupacchiotti si alimentano esclusivamente con il latte che succhiano dalle mammelle. Verso il 23 esimo giorno la loro crescita ed il loro autocontrollo sulla termoregolazione sono tali da permettere alla madre di allontanarsi per andare a cacciare e mangiare qualcosa. Quando fa ritorno alla tana, il leccamento profuso dei cuccioli intorno alla bocca stimola il rigurgito della carne ingerita: grazie a questa poltiglia semiliquida e predigerita i piccoli iniziano il passaggio che li porterà nel giro di qualche settimana all’alimentazione solida. Intorno ai 40 giorni di vita infatti la madre inizia progressivamente ad allontanarli dalle mammelle, prima poche volte e poi con più insistenza, complice la diminuzione della produzione di latte (non più sufficiente a coprire i loro fabbisogni), lo spuntare dei primi dentini (che causano dolore alla madre) e l’apertura del più grande e cosiddetto “periodo sensibile”. Così infatti viene chiamato il periodo di socializzazione nel quale i cuccioli iniziano a prendere coscienza prima di essere lupi e di appartenere ad un branco e successivamente del mondo che li circonda: iniziano a capire quali sono le cose che possono fargli bene e quali invece sono da evitare, quali animali si possono cacciare, quali sono le regole del branco cui appartengono, il linguaggio comune, …
Fisiologicamente questo processo è imputabile alla formazione della maggior parte dei collegamenti fra le cellule cerebrali: in questo periodo, che va dalla 3° alla 12-16° settimana di vita, i neuroni sono portati geneticamente a sviluppare il maggior numero di connessioni possibili fra di loro (plasticità neuronale). Per questo motivo, fra le altre cose, verso le 8-10 settimane la lupa trasferisce tutta la cucciolata in un nuovo ambiente, più spazioso della tana in cui è nata, per permetterle di entrare in contatto con tutti gli stimoli fondamentali per la creazione di queste sinapsi.
Se vengono a mancare i suddetti stimoli, anche solo quelli fondamentali per lo sviluppo di un particolare comportamento, i collegamenti relativi non si formeranno o saranno insufficienti ed il cucciolo potrà crescere senza ad esempio sapere cosa significhi la paura o viceversa non saper fermare la propria aggressività.
Durante lo svezzamento anche gli altri lupi concorrono alla nutrizione dei cuccioli, in alcuni casi rigurgitando il cibo come la madre oppure, nel periodo successivo, portando piccoli pezzi di carne e in caso di necessità muovendosi appositamente per una battuta di caccia. Anche l’educazione, dall’ottava settimana in poi, diventa un compito sociale: in questo modo si formano e rinsaldano i legami all’interno del branco, la collaborazione fra tutti i membri e la comunicazione: i cuccioli imparano le posture di sottomissione nei confronti di tutti gli individui del branco fino a quando non saranno abbastanza grandi per provare a scalare la piramide sociale. (continua…)
Bibliografia
1. Vilà, C., et al. “Multiple and Ancient Origins of the Domestic Dog”. 1997. Vol. Science, 276. 1687-1689.
2. Vilà, C., et al. “Mitochondrial DNA Phylogeography and Population History of the Grey Wolf Canis lupus”. 1999. Vol. Molecular Ecology, 8. 2089-2103.
3. Kreeger, T.J., et al. “Characterization of Prolactin Secretion in Gray Wolves”. 1991. Vol. Canadian Journal of Zoology, 69. 1366-1374.
4. Lauer, B.H., Kuyt, E. e Baker, B.E. “Wolf milk. I. Arctic wolf (Canis lupus arctos) and husky milk: gross composition and fatty acid constitution.”. 1969. Vol. Canadian Journal of Zoology, 47(1). 99-102.
5. Oftedal, O.T. “Lactation in the Dog: Milk Composition and Intake bu Puppies”. 1984. Vol. Journal of Nutrition, 114. 803-812.
6. Balasini, D. “Zootecnica Generale: Genetica, Selezione e Riproduzione, Alimentazione ed Igiene Zootecnica per il Miglioramento del Bestiame”. s.l. : Calderini Edagricole, 2001.
Molti dei comportamenti adottati dalle lupe nei confronti dei cuccioli sono scomparsi quando, con la domesticazione, il cane ha perso in parte o del tutto la capacità di cacciare per nutrirsi, e spesso il branco di cui fa parte è composto da soli umani. Se la madre non ha latte a sufficienza o per qualsiasi altra ragione (malattia, morte, scarso istinto materno, aggressività verso i cuccioli, …) è il proprietario che deve prendersi cura dei piccoli e provvedere ai loro fabbisogni finché non saranno in grado di arrangiarsi da soli, in quanto in genere non esistono zie che possano prendersi cura dei nuovi nati. Anche nel caso in cui la mamma sia presente e concentrata nel suo ruolo, al momento dello svezzamento sarà l’uomo a fornire l’alimento sia a lei che ai cuccioli.
Nella specie canina il fenomeno del rigurgito è praticamente inesistente; per facilitare quindi lo svezzamento alimentare è consigliabile fornire ai cuccioli una ciotola contenente delle crocchette ammorbidite nell’acqua tiepida ed eventualmente cosparse con del latte in polvere per cuccioli. La consistenza così ottenuta, simile alla poltiglia rigurgitata dalla lupa, rappresenta un buon compromesso fra la densità del latte e l’alimento con cui in futuro i cuccioli dovranno essere alimentati. Sarebbe consigliabile utilizzare per lo svezzamento lo stesso alimento dato alla fattrice durante l’ultimo terzo di gravidanza e l’allattamento; è stato infatti dimostrato, tramite uno storico esperimento condotto su una cucciolata la cui mamma era alimentata con crocchette aromatizzate con essenza di timo, come i sapori passassero sia nel liquido amniotico attraverso la placenta che nel latte materno(7). Infatti durante le poppate i cuccioli tendevano a scegliere le mammelle che erano state spennellate con una soluzione aromatizzata di questa spezia, a riprova del passaggio transplacentare del timolo e di come questo influisse sul senso del gusto. Del resto, è innegabile che anche negli umani quando la mamma mangia qualcosa dal sapore particolare il latte può assumere un gusto sgradevole che il neonato può anche rifiutarsi di mangiare. Per questo motivo sarebbe consigliabile, nei periodi sopraindicati, alimentare la mamma con un prodotto per cuccioli: oltre a fornire la giusta concentrazione di calorie in pochi grammi, facilitando quindi la copertura dei fabbisogni elevati della gravidanza, il sapore trasmesso ai cuccioli li guiderà durante l’adattamento alla nuova alimentazione. Inoltre la spruzzata di latte in polvere darà quel sapore simile all’alimento principale della loro dieta che ne faciliterà ulteriormente l’assunzione. Non è consigliabile svezzare i cuccioli fornendo solo carne fresca, anche se omogeneizzata: l’elevato contenuto di fosforo e la scarsissima presenza di calcio rischierebbero, in questa fase, di causare squilibri alla crescita dell’ossatura scheletrica e muscolare, con ripercussioni nello sviluppo futuro.
Durante tutto questo periodo è importante pesare i cuccioli ad intervalli regolari: una mancata crescita, anche di pochi grammi, di un solo cucciolo potrebbe significare difficoltà nell’assunzione dell’alimento, ma il problema sarebbe limitato a quel singolo caso; una crescita stentata di tutta la cucciolata invece potrebbe significare sia che la quantità di latte prodotta dalla madre o il contenuto calorico sono insufficienti a nutrire tutti i cuccioli, oppure che per qualche motivo i piccoli non assumono il latte dalla madre (ha un sapore sgradevole a causa di qualcosa che ha mangiato, o c’è un’infezione alla mammella in corso,…). Mano a mano che i cuccioli prenderanno confidenza con il nuovo alimento si potrà diminuire gradatamente la quantità di acqua e di latte in polvere, fino ad arrivare alla somministrazione delle sole crocchette.
È importante soffermarsi un attimo sulla differenza che esiste fra lo svezzamento dei cuccioli di taglia piccola e quelli di taglia medio-grande: nei primi la lattazione copre generalmente il periodo di crescita più intenso, rispondendo quindi in modo adeguato alle loro esigenze. I secondi al contrario quando vengono svezzati e lasciano il latte materno devono ancora effettuare la parte più impetuosa della loro crescita (soprattutto muscolare e scheletrica), i cui fabbisogni verranno coperti con l’alimentazione fornita dall’uomo. L’aggiunta di integrazioni minerali ad una razione industriale già perfettamente bilanciata e calcolata su queste necessità rischia, in questo periodo, di causare precoci ed irreversibili calcificazioni in grado di compromettere lo sviluppo e la crescita dei piccoli.
Anche nei cuccioli di piccola taglia è necessario prestare particolare attenzione alla razione fornita durante lo svezzamento; questo perché durante la crescita si stabilisce e si forma il numero di adipociti (cellule destinate all’accumulo di sostanze grasse) che persisteranno anche nell’individuo adulto. Nei cuccioli di razze piccole tale periodo è corrispondente al momento in cui si passa dal latte alle crocchette, ed un eccessivo apporto calorico in questa fase potrebbe condurre ad un’obesità iperplastica molto più difficile da risolvere di un’obesità che può sopraggiungere con l’età adulta (obesità ipertrofica). Sarebbe pertanto importante in questa fase, pur lasciando le crocchette ai cuccioli ad libitum, controllare che l’assunzione sia calibrata e non eccessiva. Questo vale anche nei cuccioli di taglia grande, nei quali un eccesso energetico potrebbe portare ad un’accelerazione della crescita con conseguenti disturbi dell’accrescimento (per es. osteodistrofia ipertrofica, displasie da peso eccessivo).
Come nel branco di lupi, lo svezzamento alimentare si affianca a quello comportamentale, nel quale i cuccioli iniziano a prendere coscienza di sé e del mondo che li circonda, e solitamente coincide con il periodo durante il quale lasciano la madre e vengono affidati ai nuovi proprietari. È importante rispettare i tempi e i modi in cui questo passaggio viene eseguito, per limitare la probabilità di comparsa di problemi comportamentali in futuro. Lo svezzamento è in effetti un momento critico nella vita del cucciolo, come visto precedentemente analizzando il comportamento del lupo. Ancor di più se si considera che nel cane l’assenza di un’adeguata socializzazione potrebbe pregiudicarne l’inserimento nella società e portare a fenomeni di aggressività verso bambini o altre persone che porterebbero all’esclusione del cucciolo dalla vita sociale (quand’anche si evitasse l’eutanasia…).
Allontanare troppo presto i cuccioli dalla madre e dai fratelli, prima delle 5 settimane di vita, è causa di problemi comportamentali sia a carico della madre che dei cuccioli: lo stress cui è sottoposta la cagna infatti può essere responsabile di apatia,irrequietezza, aggressività, continui lamenti e ricerca dei piccoli, che in alcuni casi possono protrarsi anche per periodi di tempo medio-lunghi. Inoltre, nel caso di successive cucciolate, potrebbe manifestare comportamenti esageratamente aggressivi nei confronti dei padroni o disinteresse per la cucciolata, atteggiamenti che a loro volta potrebbero venire trasmessi ai cuccioli. Negli stessi un allontanamento troppo precoce dalla madre si rende responsabile di alti livelli di stress accompagnati da ritardi nello sviluppo, alterazioni del sonno, apatie, problematiche comportamentali legate alla mancanza di un apprendimento corretto della comunicazione e conseguenti fobie e paure. Nel caso dei cuccioli può essere controproducente anche ritardare oltre le 10-12 settimane l’allontanamento dalla madre con conseguente affidamento ai nuovi proprietari, soprattutto se non viene rispettata e sfruttata la finestra di socializzazione. Nel caso in cui infatti non si permettesse ai cuccioli di sviluppare correttamente le sinapsi neuronali, attraverso un’adeguata conoscenza del mondo esterno e degli stimoli relativi, essi diventeranno cani adulti paurosi di tutto quello che non hanno incontrato e avuto modo di conoscere in queste settimane (e la paura può trasformarsi in timidezza o al contrario in un’eccessiva aggressività).
L’allontanamento dalla madre dovrebbe essere effettuato in modo graduale, spostando la fattrice in un altro ambiente durante il giorno per qualche ora. Non è consigliabile togliere tutti i cuccioli in modo improvviso: questo potrebbe causare sia problemi comportamentali (un allontanamento brusco non è mai raccomandabile) sia fisici perché comunque la cagna non smette di fare latte all’improvviso e si potrebbe rischiare una mastite.
Concludendo, lo svezzamento è quindi un momento fondamentale per la vita del cucciolo, in grado di condizionare sia la crescita fisica che mentale del cane e soprattutto il suo futuro inserimento nel mondo. Un cucciolo sano, correttamente svezzato e soprattutto adeguatamente socializzato è sicuramente il primo passo per promuovere il vostro allevamento e il mondo della cinofilia.
(M.B.)
Bibliografia
7. Pageat, P. “Patologia Comportamentale del Cane”. 1° Edizione s.l. : Le Point Veterinaire Italie, 1999.
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